Chiesa di S. Maria della Maddalena
Storia
La chiesa di S. Maria Maddalena, come del resto l’omonima via, risale ad epoche antichissime; secondo gli annali del Caffaro, al X secolo.
Nel 1577, fu richiesto un progetto per alcune modifiche a Giovanni Ponsello, ma per diverse ragioni non fu mai realizzato a differenza di quello proposto dal Vannone che terminò l’opera realizzando una chiesa ad una sola navata. Un grande cambiamento avvenne tra il 1635 e il 1661, con l’aggiunta di due navate laterali e l’ampliamento di quella centrale.
Per ciò che concerne la parte decorativa, sappiamo che i lavori furono invece tardivi e si conclusero verso gli inizi del Settecento, è in questo periodo che possiamo collocare il ciclo di Sebastiano Galeotti che, nel 1729 affrescò la volta della navata centrale, la cupola con Gloria di Santa Maria Maddalena, il presbiterio e l'abside. Le testate del transetto sono opera di Sigismondo Betti (1737). Sono tuttavia presenti affreschi seicenteschi ad opera di Piola, G. B. Parodi.
Tra le opere custodite nella chiesa troviamo: un gruppo ligneo policromo con San Gerolamo Emiliani, un Crocifisso e angeli di Agostino Storace (1747) e alcune tele della Passione di Enrico Vaymer e di Giacomo Antonio Boni (1717).
Le Guide
Carlo Giuseppe Ratti
Ratti descrive la Chiesa della Maddalena dichiarandola di proprietà di PP. Somaschi: «della quale s'ha memoria sin dall'anno 1182. Fu conceduta a' PP. Teatini nel 1572, che trasferitisi poi nel 1576, in S. Siro, la concedettero a' PP. Somaschi. Ella è formata in tre navi, e tutta dipinta a fresco da Bastiano Galeotti Fiorentino, che nella volta di mezzo pinse l'Eterna Sapienza in mezzo della Misericordia, e della Giustizia, con i sette vizi capitali al di sotto abbattuti dalla sette opposte virtù; nella cupola il Paradiso; ne' volti a questa laterali la Risurrezione di Cristo, e la coronazione della Madonna; nella facciata del coro S. Maria Maddalena; al di sopra la Cena del Fariseo; nella volta del Presbiterio Angeli, e al basso la Cena d'Emmaus, e il Signore, che da la vista al Cieco: i due quadri però con due storie del B. Emiliani, dipinti nelle facciate, che sono dopo le navi, furon colorite dal Beti Fiorentino. Le cappelle meritano d'essere ad una ad una osservate per le buone pitture. La prima ha la tavola con S. Maria Maddalena, del Paggi, e le pitture nella soffitta, del Marchelli; quella del S. Girolamo nell'ultima è di Giovanni Hovart Fiammingo. Entro la sagristia v'è una tavola del Crocifisso di valente ma ignoto autore.»
Anonimo,
Per quanto riguarda questa chiesa, l’Anonimo non scrive nulla in merito all’esterno; al contrario, per l’interno, si dilunga con passione su molti dei capolavori presenti, principalmente è un elenco dei tesori presenti nel tempio, ma in alcuni casi, correda il tutto di ulteriori dati.
«[…] Questo tempio dei più vaghi e più arricchiti ha tre navi, dodici colonne di marmo bianco in due gruppi per parte e più quattro isolate, due cioà a piloni che sostengon la cupola e due alla parte di fondo della chiesa.
Ha inoltre sei cappelle o altari laterali, due cappelle in testa alle navate e finalmente la tribuna.
[…] a destra entrando è l’altare di S. Maria Maddalena […] che ha un quadro del Paggi, con pitture nella volta del Marchelli.
Al secondo altare e N. Signora col Bambino e molti Santi di Bernardo Castello.
Il terzo ha un quadro di S. Francesco di Paola con un bell’ovato dell’Angelo Custode. Il primo è di Gio Battista Carlone cognato del Fiasella e suo discepolo»
Il catalogo delle opere continua minuzioso, si passa quindi alla descrizione della decorazione a fresco «[…] La chiesa è poi tutta dipinta a fresco nella volta e nella crociata come segue. Sebastiano Galeotti ha dipinto nel fondo della tribuna S. Maria Maddalena che, lavato i piedi al Salvatore, la asciuga co’ suoi capelli; nella facciata del coro la stessa santa. Nella volta del presbiterio angeli e a basso la cena d’Emmaus e il Signore che dà la visita al cieco. Nella cupola è la Santa nella gloria del Paradiso, ne’ volti a questa laterali la Risurrezione di Cristo e la Coronazione della Madonna. Ai peducci di essa gli Evangelisti.
Nel mezzo della nave principale è una gran medaglia, l’Eterna sapienza tra la Misericordia e la Giustizia, con i sette Vizi capitali al di sotto abbattuti dalle sette opposte Virtù[…].
Le navate laterali son pure dipinte ed offrono le Glorie di ogni Santo alle cappelle, sopra le quali veggonsi le medaglie disposte. Alle pareti è una serie di quadri e tempera offerenti la Vita e miracoli del santo Padre Emiliani. Finalmente a compimento di tanta ricchezza e magnificenza la chiesa è tutta indorata al cornicione, alle navate laterali e al coro»
Federico Alizeri, 1846
Dopo una breve descrizione storica Federico Alizeri, nel suo Manuale del Forestiere per la Città di Genova del 1846, dà alcune indicazioni prettamente artistiche che possono essere di grande aiuto al viaggiatore: «[…] Gli affreschi della navata principale, del presbiterio, del coro e della cupola son di Sebastiano Galeotti fiorentino. I due quadri a fresco nelle pareti in capo alle navate sono lavori di Sigismondo Betti fiorentino. Nella cappella prima a destra è una tavola colla Madonna e varii santi di Bernardo Castello. L’affresco nel vòlto è di Rolando Marchelli.
La seconda ha una tavola colla Maddalena di Santo Tagliafico, e alcuni affreschi Giambatista Parodi.
La terza dedicata a S. Francesco di Paola ha una tavola con questo santo di Giambatista Casone, ed un affresco nel vòlto di Paolo Girolamo Piola. Al sommo di questa navata la cappella di N. S. di Loreto ha pitture a fresco di Domenico Parodi con gli ornamenti di Tommaso Aldrovandini.
Nell’ altra navata entro la cappella del Crocifisso si veggono due tavole di Jacopo Antonio Boni con misteri della passione, e due minori al disopra di Enrico Vaymer, rappresentanti Cristo coronato di spine, e condotto al calvario.
Retrocedendo, la cappella dell’Annunziata ci mostra una tavola di questo argomento colorita da Aurelio Lomi, e l’altra appresso dedicata alla concezione di Maria ne ha una del Sarzana.
L’ ultima dedicata a S. Girolamo ha quadro con questo ed altri santi di Giovanni Hovart fiammingo. L’affresco nel vòlto è Rolando Marchelli»
Giovan Battista Spotorno
Spotorno ci dà una descrizione piuttosto sintetica: «[...] la chiesa della Maddalena vanta molte antichità, ma questa non riguarderebbe l'attual fabbricato che non appalesa altre forme se non modernissime. Si conosce però un atto del 1292, in cui vien detta prepositura e colleggiata. Già brevemente l'ebbero i Teatini, ma poi passati in S. Siro, vi furono nel 1576 i Somaschi, i quali seguitano a possederla con cura d'anime, e la rifabbricarono dalle fondamenta com'ora si vide.
Divisa in tre navi con binato di marmoree colonne, è pur come S. Siro da capo a fondo onninamente ornata, ma senza incontrar uguale fortuna in ordine agli affreschi, e ciò per colpa del secolo diverso, chè furono questi condotti nello scorso XVIII, prima della felice e necessaria riforma artistica. Tranne i due grandi affreschi laterali nella crociera che son coloriti dal Beti fiorentino, il rimanente è lavoro di Sebastiano Galeotti di lui compaesano. A mano destra la Madonna sul primo altare è di Bernardo Castelli. Nella cappella poi, [...], son due dipinti rappresentanti l'orazione all'orto, e deposizion della croce, di G.G. Boni; ai sucessivi altari da questo lato è la SS. Annunziata del Lomi, con Assunta del Sarzana, e per ultimo è S. Girolamo con due sante monache del fiammingo Giovanni Hovart, ammirabile dipinto pel brillante colorito»
Federico Alizeri, 1875
Alizeri nella Guida del 1875 afferma: «[...] Sappiamo solo ch'ella esisteva nel 1182, governata da Canonici e da un Preposito, e che nel 1194 da P. Celestino III veniva assegnata alla Cattedrale. Fu poscia Commenda, finchè l'ottennero nel 1572 i PP. Teatini, che dopo un triennio mutarono stanza in San Siro, cedendola precariamente alla Congregazione Somasca. »
Grazie a sussidi privati, la chiesa, troppo angusta e poco stabile a causa dell'usura dei secoli, venne ricostruita «Il nuovo edifizio […] sorse dai fondamenti nel 1588, e memorie certe se ne hanno nei rogiti, insieme ai disegni che ne diede il virtuoso architetto Andrea Ceresola, o se vuoi dirlo, il Vannone.
La nuova chiesa aspettò le pitture del maggior vòlto e del presbiterio per anni molti, finchè Paolo Spinola alunno dell’Ordine chiamò da Firenze a tal’uopo nel 1729 Sebastiano Galeotti, pittore brioso ma senza legge, mentre avea Genova maestri non meno ingegnosi e più savj. Raccontano che quel far caricato dispiacque ai Somaschi medesimi, e un sol guardare alla tribuna, suo primo lavoro, varrebbe a giustificarneli. Frenò l'ingegno quanto meglio potè nella cupola, nelle vòlte laterali e nella nave maggiore; non ispiacevole al volgo che cerca nelle opere della pittura il bizzarro, il soverchio, l'esagerato.
[...] Intorno a metà del secolo un altro fiorentino, Sigismondo Betti, istoriò sulle pareti di fianco la conversione di S.Gerolamo Emiliani e’l zampillare del’acqua miracolosa; con più modestia e più studio del suo antecessore, ma con meno disinvoltura, talchè nel comune giudizio e al paragone del compaesano piace meno per avventura quanto meno fallisce.
Le cappelle non han dipinti che salgon sopra il consueto dè loro autori, nè questi son tutti egregi.»
Alizeri conclude la descrizione elencando le tele presenti nelle diverse cappelle: una tela di Bernardo Castello con la Madonna San Nicolò e la Maddalena; una Maddalena penitente opera di un ormai anziano Santino Tagliafichi; un’Assunta con Sant’Anna è invece opera del Fiasella.
Bibliografia Guide
- Alizeri Federico, (Attribuito a) Manuale del forestiere per la città di Genova, Genova, 1846 pag. 124-125
- Alizeri Federico, Guida illustrativa del cittadino e del forastiero per la città di Genova e sue adiacenze, Bologna, Forni Editore, 1972 pag. 124-127.
- Poleggi Ennio e Poleggi Fiorella (Presentazione, ricerca iconografica e note a cura di), Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova, Sagep, 1969 pag. 170-172
- Ratti Carlo Giuseppe, Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura scultura et architettura autore Carlo Giuseppe Ratti pittor genovese, Genova, Ivone Gravier, 1780, pag. 282-283
- Spotorno Giovanni Battista, Descrizione di Genova e del Genovesato, Genova, 1846, Vol. IV, pag. 124-125